venerdì 12 dicembre 2025

Giuseppe D'Angelo - Mysterious traveller: The music of Wayne Shorter

 Giuseppe D'Angelo 

Mysterious traveller: The music of Wayne Shorter

Giuseppe D'Angelo 

Mysterious traveller: The music of Wayne Shorter

(Dodicilune - 2025)

Con Mysterious Traveller: The Music of Wayne Shorter, pubblicato l’8 ottobre 2025 per Dodicilune, il compositore e pianista torinese Giuseppe D’Angelo firma un omaggio colto, rispettoso ed insieme personale a una delle figure più luminose della storia del jazz moderno. Wayne Shorter – scomparso nel 2023, mentre D’Angelo era già immerso nella lavorazione di questo progetto – rappresenta infatti un faro per intere generazioni di musicisti: un esploratore del suono che ha attraversato oltre sei decenni di trasformazioni, dai Jazz Messengers all’epoca d’oro con Miles Davis, fino alle avanguardie elettriche dei Weather Report ed alle pagine orchestrali più tarde e spirituali. Il disco nasce come punto di incontro tra due mondi sonori: il trio jazz di Stefano Risso (contrabbasso), Nicola Meloni (piano) e Mattia Barbieri (batteria), ed il Quartetto Eridano, formazione classica con Sofia Gimelli e Rebecca Scuderi ai violini, Carlo Bonicelli alla viola e Chiara Piazza al violoncello. D’Angelo dirige, arrangia e si pone come “ponte” fra queste due dimensioni, orchestrando una musica che conserva l’impianto armonico originale dei brani di Shorter, ma rilegge forma e timbro attraverso la sua sensibilità compositiva. Ne nasce un lavoro in cui la scrittura cameristica, la tradizione jazzistica e l’eredità modale del maestro americano convivono in un equilibrio prezioso. Pur evitando strappi o forzature, D’Angelo non si limita alla celebrazione museale: la sua mano si coglie nei passaggi formali, nei dialoghi tra trio e quartetto, nei momenti in cui l’atmosfera shortheriana si apre a spazi di nuova immaginazione.
Il risultato è una musica che rimane fedele allo spirito dell’originale – quel misto di lirismo astratto, tensione armonica e profondità interiore tipico del periodo ’60-’70 – ma che respira libertà e contemporaneità. Il trio jazz porta fluidità, respiro improvvisativo, pulsazione moderna; il quartetto d’archi aggiunge profondità timbrica, delicate trasparenze o improvvise densità emotive. D’Angelo modella questi materiali con una scrittura che sa essere rigorosa ma mai accademica, valorizzando la voce di ogni musicista e creando momenti di vera sintesi tra improvvisazione e musica da camera. C’è una cura artigianale nel modo in cui i piani sonori si sovrappongono, nel modo in cui l’armonia lascia emergere la melodia shortheriana senza soffocarla, nelle aperture orchestrali che fanno respirare la forma. 
Mysterious Traveller (omonimo titolo del quinto album dei Weather Report),  non è un semplice tributo, ma un’opera che rinnova il senso dell’ascolto della musica di Wayne Shorter: un viaggio che attraversa la sua eredità armonica e poetica rivelandone la forza, l’attualità e la continua capacità di generare nuove forme.
Un lavoro colto, equilibrato, profondamente musicale: una lettura rispettosa ma creativa, che celebra Shorter senza imitarlo e allo stesso tempo conferma D’Angelo come una delle voci più sensibili nel panorama italiano tra jazz e composizione contemporanea.

Ascolta  Mysterious traveller: The music of Wayne Shorter su Spotify

Tracklist: Mysterious Traveller; Adam’s Apple; Pinocchio; Infant eyes; Schizophrenia – Go; The wildflower; The soothsayer – Footprints; The three Marias; Fall

 

mercoledì 10 dicembre 2025

Tale Cue - Eclipse of the midnight sun

 Tale Cue - Eclipse of the midnight sun


 Tale Cue - Eclipse of the midnight sun

(Freia - 2025)

Certe luci non si spengono mai: restano nascoste, attendono soltanto il momento giusto per riemergere. Così, dopo oltre trent’anni di silenzio, i Tale Cue tornano con Eclipse of the midnight sun, un lavoro che non è soltanto un nuovo inizio, ma la naturale prosecuzione di una storia rimasta sospesa dal 1992, dopo la pubblicazione del primo album Voices beyond my curtain
La band – formatasi nel lontano 1988, torna in pista con Laura Basla (voce), Silvio Masanotti (chitarre e basso), Giovanni Porpora (tastiere) ed Alessio Cobau (batteria) – riannodando i fili di un discorso interrotto, riprendendo il linguaggio del prog-rock più melodico e teatrale, filtrato però attraverso le esperienze e le sensibilità maturate negli anni. 

Sin dalle prime note di Voices from the past, breve ma evocativa introduzione, il disco dichiara la propria natura: un ponte tra memoria e rinascita. The Rage and the Innocence apre il viaggio vero e proprio con una tensione crescente, fatta di contrasti dinamici e una linea vocale intensa, seguita dal più articolato For gold and stones, dove il gruppo alterna momenti lirici e sezioni strumentali di grande fluidità. 

Con Suntears arriva una parentesi più intima, quasi una ballata in chiaroscuro, mentre Gordon Sinclair rimanda a un immaginario d’avventura, sostenuto da un groove deciso e una scrittura brillante. Tides e The cue esplorano i cicli interiori e la capacità della musica di contenere il caos, fino alla malinconia elegante di Lady M, forse il vertice emotivo dell’album. 

La chiusura è affidata a We will be back once more, dichiarazione di intenti e di orgoglio, ed infine Vertigo, suite di oltre dieci minuti che racchiude l’essenza dei Tale Cue di oggi – maturi, consapevoli ed ancora capaci di sorprendere. 

Prodotto con cura dalla label Freia Music, Eclipse of the midnight sun è un’opera che parla di ritorni, di memorie che si fanno musica e di un’eclissi finalmente dissolta. Un disco per chi crede che il tempo non cancelli le passioni autentiche, ma le trasformi in nuova luce.

Ascolta Eclipse of the midnight sun su Spotify

TracklistVoices from the past; The rage and the innocence; For gold and stones; Suntears; Gordon Sinclair; Tides; The cue; Lady M; We will be back once more; Vertigo

 

  

venerdì 5 dicembre 2025

Sergio Cammariere - La pioggia che non cade mai

 Sergio Cammariere - La pioggia che non cade mai


 Sergio Cammariere - La pioggia che non cade mai

(Parco della Musica Records - 2025)

A circa tre anni da Una sola giornata Sergio Cammariere torna con La pioggia che non cade mai, un disco che conferma la sua centralità nel cantautorato italiano più raffinato. Prodotto da Jando Music, Grandeangelo, Aldo Mercurio e Parco della Musica Records, l’album si presenta come un viaggio narrativo in tredici capitoli, una raccolta di stati d’animo più che di semplici canzoni, sospesa tra malinconia, ricerca interiore ed una rara cura artigianale del suono. Cammariere non abbandona la sua cifra stilistica, anzi l'approfondisce: la voce calda ed il pianoforte restano il cuore pulsante, mentre si rinnova la sintonia con i testi di Roberto Kunstler. Le ritmiche di Alfredo Golino ed Amedeo Ariano, insieme ai contrabbassi di Ares Tavolazzi, Luca Bulgarelli ed Alfredo Paixão, costruiscono un fondale sonoro ricco, dinamico, attraversato dagli archi di Giovanna Famulari, dal sax di Daniele Tittarelli e dalle chitarre di Christian Mascetta: un ensemble misurato, che veste il disco con eleganza. L’album si apre con L’amore è tutto, dichiarazione che riporta Cammariere alla grande tradizione della ballata romantica, dove la semplicità emotiva diventa forza narrativa.
La title track La pioggia che non cade mai cambia prospettiva: una visione quasi cinematografica che porta la riflessione sul piano ambientale, cercando un nuovo rapporto tra uomo e natura. Con La voce del cuore il disco assume una tonalità più intima e rarefatta: struttura modale, minimalismo, un equilibrio sottile tra cuore e mente che sfiora sentieri prog contemporanei.
Come una danza mescola sogno e introspezione su un insolito tappeto reggae-pop, mentre Una lunga attesa scava nel terreno fragile dell’assenza e del rimpianto con una delicatezza che è marchio di fabbrica dell’artista.                                                                                                        Il fiume scende giù è tra i vertici simbolici dell’album: voce, pianoforte, archi e ritmo mediterraneo evocano un flusso esistenziale che scende e risale, come la vita stessa.
Segue Certe storie ritornano, ballad classica nel respiro ma intensa nei dettagli emotivi, e Cosa sarà mai di me, dal sapore andaluso, dove memoria e fine dell’amore si intrecciano con una naturalezza malinconica. Con Come un sogno il tempo sembra fermarsi: il bolero, il piano e la voce disegnano una canzone quasi senza epoca.
Qualcosa che ho lasciato dietro me porta invece l’album verso un registro più pop ed immediato, mentre Un segreto d’amore apre uno spiraglio luminoso, una lettera aperta dal tono moderno e solare. Negli ultimi due brani il disco si fa ancora più sospeso: L’incerta realtà oscilla tra fragilità e speranza, tra ciò che muta e ciò che resta, fino a Davanti all’infinito, chiusura lirica e rarefatta, quasi un sussurro musicale che si dissolve oltre il tempo. La pioggia che non cade mai è un album di introspezione elegante, capace di mescolare jazz, cantautorato e suggestioni cinematografiche con una coerenza rara. Non cerca l’effetto immediato, ma lavora per sottrazione, puntando all’essenziale: il suono, la parola, l’emozione.

Ascolta La pioggia che non cade mai su Spotify 

Tracklist: L’amore è tutto; La pioggia che non cade mai; La voce del cuore; Come una danza; Una lunga attesa; Il fiume scende giù; Certe storie ritornano; Cosa sarà mai di me; Come un sogno; Qualcosa che ho lasciato dietro me; Un segreto d’amore; L’incerta realtà; Davanti all’infinito

 

giovedì 27 novembre 2025

Lorenzo Cellupica Quartet - This is odd

 Lorenzo Cellupica Quartet - This is odd


 Lorenzo Cellupica Quartet - This is odd

(Ma.ra.cash Records - 2025)

Con questo lavoro Lorenzo Cellupica – pianista, compositore e mente poliedrica già noto per i progetti Möbius Strip e In a Haunted House – guida un quartetto che affronta il jazz con la libertà dei linguaggi contemporanei, contaminando la struttura con la sorpresa, la logica con l’imprevisto. L’intento dichiarato è quello di sperimentare nuovi percorsi compositivi ed improvvisativi, ed il risultato è un mosaico raffinato dove la melodia resta accessibile, ma mai prevedibile.
Le architetture ritmiche spezzate, gli incastri armonici e le deviazioni improvvise riflettono quel “dispari” evocato dal titolo: un equilibrio costruito sull’irregolarità, una bellezza che nasce dall’asimmetria.
Il pianoforte di Cellupica alterna lirismo e densità percussiva, costruendo ambienti che ricordano le architetture di Esbjörn Svensson o il modernismo di Brad Mehldau.
Il sax di Damiano Drogheo è il contrappunto emotivo: ora fluido e meditativo, ora tagliente e dissonante, sempre pronto a insinuarsi negli spazi aperti dal piano.
Il basso elettrico di Gianfranco De Lisi non si limita a sostenere: disegna geometrie ritmiche elastiche, interagendo con la batteria di Massimo Ceci, precisa e nervosa, ma mai invasiva.
Ne nasce un interplay continuo, una conversazione dinamica in cui l’improvvisazione non è decorazione ma costruzione.
This Is Odd” si muove elegantemente tra jazz, rock, prog e frammenti di musica classica.
La formazione (
Lorenzo Cellupica, piano e composizioni; Damiano Drogheo, sax tenore ed alto; Gianfranco De Lisi, basso elettrico e Massimo Ceci, batteria), dimostra una scrittura matura e consapevole: brani strutturati ma aperti, arrangiamenti che si sviluppano organicamente, senza mai sacrificare la tensione espressiva. La band, vista lo scorso anno live, si muove con disinvoltura; ogni episodio ha una propria identità timbrica, ma il filo conduttore resta la ricerca della forma nella libertà – principio che accompagna Cellupica fin dagli esordi e che qui trova piena realizzazione.
Il pianista conferma di essere uno dei musicisti più versatili della scena jazz e crossover italiana.
Formatosi tra classica, rock e progressive, ha saputo creare un linguaggio personale, riconoscibile e aperto al dialogo.
I riconoscimenti ottenuti (dal premio Non Solo Jazz di Alvito al Rotary Club Frosinone – Eccellenza della musica italiana) e le partecipazioni a festival e rassegne in Italia e negli Stati Uniti – fino al Progtoberfest di Chicago accanto ai Soft Machine – testimoniano la solidità di un percorso che unisce curiosità e rigore.
“This Is Odd” è un disco che non cede mai alla prevedibilità e non rinuncia al piacere della melodia.
È jazz nel senso più puro: un linguaggio in movimento, capace di accogliere, trasformare e sorprendere.
Il quartetto si trova a proprio agio tra struttura ed improvvisazione, tra disciplina ed istinto, dando vita ad un lavoro che suona internazionale nella forma, profondamente italiano nella sensibilità.
Un album che gioca con il tempo e la misura, ma soprattutto con la mente e il cuore.

Ascolta This is odd su Spotify 

Tracklist:  Music for four musicians; I can't paint; I wish to climb higher; This is odd; Mah; No strawberries; Whatever; On the tail of a rainbow

  

mercoledì 5 novembre 2025

Tedeschi Trucks Band ft. Leon Russell – Mad Dogs & Englishmen Revisited (LIVE AT LOCKN')

 Tedeschi Trucks Band ft. Leon Russell 

Mad Dogs & Englishmen Revisited (LIVE AT LOCKN')

Tedeschi Trucks Band ft. Leon Russell 

Mad Dogs & Englishmen Revisited (LIVE AT LOCKN')

(Fantasy Records - 2025)

Alcuni dischi non si limitano a suonare ma riaccendono un ricordo collettivo, fanno rivivere un’energia che pensavamo perduta. È il caso di Mad Dogs & Englishmen Revisited (LIVE AT LOCKN’), il nuovo live della Tedeschi Trucks Band che rende omaggio, a più di cinquant’anni di distanza, al leggendario tour di Joe Cocker e LeonRussell.

Registrato nel 2015 al LOCKN’ Festival in Virginia, e finalmente pubblicato (nel mese di settembre), da Fantasy Records, questo concerto è un’esplosione di musica e passione. Derek Trucks e SusanTedeschi, coppia nella vita e sul palco, guidano un ensemble di talenti per una celebrazione che travalica i confini del tributo. Qui non si “replica” nulla: si respira lo stesso spirito libero e collettivo che animava i Mad Dogs originali.

Sul palco, insieme ai due leader, compaiono alcuni nomi che hanno fatto la storia: Rita Coolidge, Claudia Lennear, Chris Stainton. E poi una sfilata di ospiti d’eccezione: Doyle Bramhall II, Chris Robinson dei Black Crowes, Dave Mason dei Traffic, Warren Haynes, Anders Osborne, Pamela Polland, John Bell. A chiudere il cerchio, nel mix originale del 2015, c’era Leon Russell stesso, il grande architetto del tour del ’70 — quasi a voler benedire l’operazione prima di andarsene.

Fin dalle prime note di “The Letter”, è chiaro che non si tratta di un semplice revival: la voce di Susan Tedeschi è una forza della natura, e la band si muove con l’energia di una comunità musicale che suona per pura gioia. Seguono momenti toccanti come “Darling Be Home Soon” (di John Sebastian, resa celebre da Cocker) e l’emozionante “Bird on the Wire”, con una Rita Coolidge in stato di grazia.

Tra i momenti da segnare in rosso: Warren Haynes infiamma la platea con “She Came in Through the Bathroom Window” dei Beatles, mentre Chris Robinson si prende la scena in “Sticks and Stones” e duetta con Susan Tedeschi in una strepitosa “Space Captain”. Quando arrivano “Feelin’ Alright”, “With a Little Help from My Friends” e “The Weight”, è pura catarsi collettiva: il pubblico, la band, gli ospiti — tutti uniti in un abbraccio sonoro che sa di gratitudine e libertà.

Mad Dogs & Englishmen Revisited è più di un disco live: è un atto d’amore verso la musica che unisce, un ponte tra generazioni e un promemoria del potere che ha la condivisione sul palco. Derek Trucks e Susan Tedeschi non si limitano a guardare indietro — portano avanti una tradizione di onestà musicale, con il cuore sempre acceso.

Un album da ascoltare a volume alto, preferibilmente con gli amici, ricordando che la vera magia del rock è fatta di comunità e passione.

Ascolta Mad Dogs & Englishmen Revisited (LIVE AT LOCKN') su Spotify

TracklistThe Letter (ft. Susan Tedeschi); Darling Be Home Soon (ft. Susan Tedeschi & Doyle Bramhall II); Dixie Lullaby (ft. Doyle Bramhall II); Sticks and Stones (ft. Chris Robinson); Girl From the North Country (ft. Claudia Lennear); Let's Go Get Stoned (ft. Susan Tedeschi); Feelin' Alright (ft. Dave Mason & Anders Osborne); She Came in Through the Bathroom Window (ft. Warren Haynes & Anders Osborne); Bird On The Wire (ft. Rita Coolidge & Doyle Bramhall II); The Weight (ft. Rita Coolidge, Pamela Polland, Susan Tedeschi, Claudia Lennear & Doyle Bramhall II); Delta Lady (ft. John Bell); Space Captain (ft. Susan Tedeschi & Chris Robinson); With A Little Help From My Friends (ft. Chris Robinson, Susan Tedeschi, Dave Mason & Doyle Bramhall II); The Ballad of Mad Dogs and Englishmen 

 

ENGLISH 

Some records don't just play music, they rekindle a collective memory, reviving an energy we thought was lost. This is the case with Mad Dogs & Englishmen Revisited (LIVE AT LOCKN'),the new live album by the Tedeschi Trucks Band, which pays tribute, more than fifty years later,to the legendary Joe Cocker and Leon Russell tour.

Recorded in 2015 at the LOCKN' Festival in Virginia, and finally released (in September) by Fantasy Records, this concert is an explosion of music and passion. Derek Trucks and Susan Tedeschi, a couple in life and on stage, lead a talented ensemble for a celebration that transcends the confines of a tribute. Nothing is "replicated" here: the same free and collective spirit that animated the original Mad Dogs reigns supreme.

On stage, alongside the two leaders, are some of the most iconic names in history: Rita Coolidge, Claudia Lennear, and Chris Stainton. And then a parade of exceptional guests: Doyle Bramhall II, Chris Robinson of the Black Crowes, Dave Mason of Traffic, Warren Haynes, Anders Osborne, Pamela Polland, and John Bell. Closing the circle, in the original 2015 mix, was Leon Russell himself, the great architect of the 1970 tour—almost as if blessing the operation before his passing.

From the first notes of "The Letter," it's clear this isn't just a revival: Susan Tedeschi's voice is a force of nature, and the band moves with the energy of a musical community playing for pure joy. Touching moments follow, like "Darling Be Home Soon" (by John Sebastian, made famous by Cocker) and the stirring "Bird on the Wire," featuring a Rita Coolidge in a state of grace.

Among the moments worth noting: Warren Haynes ignites the audience with The Beatles' "She Came in Through the Bathroom Window," while Chris Robinson takes center stage with "Sticks and Stones" and duets with Susan Tedeschi on the stunning "Space Captain." When "Feelin' Alright," "With a Little Help from My Friends," and "The Weight" arrive, it's pure collective catharsis: the audience, the band, the guests—all united in a sonic embrace that exudes gratitude and freedom.

Mad Dogs & Englishmen Revisited is more than a live album: it's an act of love for music that unites, a bridge between generations, and a reminder of the power of sharing on stage. Derek Trucks and Susan Tedeschi don't just look back—they carry on a tradition of musical honesty, their hearts always burning.

An album to listen to loudly, preferably with friends, reminding us that the true magic of rock is made of community and passion.

 Listen Mad Dogs & Englishmen Revisited (LIVE AT LOCKN') su Spotify

TracklistThe Letter (ft. Susan Tedeschi); Darling Be Home Soon (ft. Susan Tedeschi & Doyle Bramhall II); Dixie Lullaby (ft. Doyle Bramhall II); Sticks and Stones (ft. Chris Robinson); Girl From the North Country (ft. Claudia Lennear); Let's Go Get Stoned (ft. Susan Tedeschi); Feelin' Alright (ft. Dave Mason & Anders Osborne); She Came in Through the Bathroom Window (ft. Warren Haynes & Anders Osborne); Bird On The Wire (ft. Rita Coolidge & Doyle Bramhall II); The Weight (ft. Rita Coolidge, Pamela Polland, Susan Tedeschi, Claudia Lennear & Doyle Bramhall II); Delta Lady (ft. John Bell); Space Captain (ft. Susan Tedeschi & Chris Robinson); With A Little Help From My Friends (ft. Chris Robinson, Susan Tedeschi, Dave Mason & Doyle Bramhall II); The Ballad of Mad Dogs and Englishmen 

 



 

 



 

 

 

mercoledì 29 ottobre 2025

Ellesmere - Mere, on stage!

 Ellesmere - Mere, on stage!

Ellesmere - Mere, on stage!

(AMS Records - 2025)

Mere, On Stage!, nuovo live del progetto Ellesmere guidato da Roberto Vitelli, è un ritratto in movimento, pulsante, dove il progressive torna ad essere terreno di libertà e di pura energia.

Registrato durante l’edizione 2024 del Prog & Frogs Festival e pubblicato da AMS Records, si tratta del secondo album dal vivo della band e segna un nuovo capitolo nella storia più che decennale del progetto. Dalle origini acustiche e folk del debutto Les Châteaux de la Loire fino alle architetture sinfoniche e modernamente rock di From Sea and Beyond e Wyrd, il progetto di Roberto Vitelli ha tracciato un percorso coerente ma in continua evoluzione, che in Mere, On Stage! prende corpo.

Sul palco, accanto al multistrumentista e mente del progetto – una formazione di assoluto rilievo: John Wilkinson alla voce, David Jackson (Van der Graaf Generator) al sax, Maurizio Guarini (Goblin) e Fabio Bonuglia alle tastiere, Giacomo Anselmi alla chitarra e Diego Bertocci alla batteria. Non semplici ospiti, ma una band vera, capace di fondere tecnica e intensità con un interplay quasi telepatico.

La prima parte dell'album, con Ridge fanfare e Northwards, è più vivace ed emergono influssi tipici delle sonorità dei seventies (Yes in primis); con  Tundra e Runaway l'atmosfera è più morbida ed il tocco lirico di Vitelli emerge con grazia e misura.

Ed ecco arrivare la parte forse più prelibata con Crystallized, una suite dalle molte anime – dove jazz, rock sinfonico e  hard rock si mescolano – con i fiati di Jackson che si inseriscono perfettamente. Ajar è in linea con la traccia precedente, mentre con Another world e Time, life again la melodia torna protagonista.

A chiudere il disco Broken barricades, omaggio ai Procol Harum registrato in studio: la prima cover della band, raffinata e dal sapore malinconico.

Mere, On Stage! è la fotografia di un gruppo in piena forma creativa, che suona con libertà e convinzione. Vitelli dirige ma non impone, costruisce un suono corale e dinamico, in cui ogni strumento trova spazio e respiro.


In un’epoca di produzioni perfette ed asettiche, un disco come questo riporta il prog alla sua essenza più umana: la tensione tra forma ed improvvisazione, tra rigore ed abbandono. Di questi tempi è una benedizione.

Ascolta Mere, on stage su Spotify

TracklistRidge fanfare; Northwards; Tundra; Runaway; Crystallized; Ajar; Another world;  Time, life again / Bonus studio track: Broken Barricades 


 

 
 

lunedì 27 ottobre 2025

Marco Leodori - Anima naif

 Marco Leodori - Anima naif


 Marco Leodori - Anima naif

(Autoproduzione - 2023)

Marco Leodori, romano, classe 1961, presenta un’opera (Anima naif), che profuma di sincerità e di passione autentica. Lontano dalle mode, vicino al cuore. In queste tredici tracce si intrecciano i fili di un percorso che parte dai giorni (la fine degli anni '70), della band Naif ed arriva fino a oggi, attraversando epoche, suoni e ricordi. Ogni brano sembra raccontare un frammento di vita, ogni melodia è un piccolo quadro impressionista, dipinto con colori caldi e nostalgici.

Le tastiere di Leodori guidano il viaggio come fari nella nebbia: ora delicate, ora maestose, sempre al servizio dell’emozione. Attorno a lui una costellazione di artisti straordinari – Alessandro Corvaglia, Mauro Montobbio, Filippo Marcheggiani, Andrea Amici, Stefano Vicarelli e molti altri – contribuisce a dare forma e respiro a un progetto che sa di casa, di amicizia e di condivisione.

Ci sono momenti sospesi come Empty blue skies o A winter day dream, dove il prog si fa sogno ed introspezione. C’è la malinconia luminosa di Lonesome man, la dolcezza tutta mediterranea di Guardando le stelle, e poi il volo leggero di Come un gabbiano, che sembra nascere da un ricordo d’estate.
Nei brani strumentali come Legends o Genesi si ritrova invece la sapienza di chi conosce il linguaggio del progressive e lo piega alla propria sensibilità, senza manierismi ma con profondo rispetto.

E poi c’è la voce limpida di Federica Leodori, figlia di Marco, che attraversa il disco come una brezza nuova: un simbolo perfetto di continuità e rinascita.

Anima Naif è da ascoltare lasciando che le sue onde ci avvolgano. È una lettera d’amore alla musica, al tempo ed alla propria storia. Un’opera che nasce da un’anima gentile e che conserva quella purezza un po’ ingenua – e per questo preziosa – di chi crede ancora nel potere delle note di cambiare il mondo, almeno per la durata di una canzone.

Il disco è il frutto di un cammino lungo una vita, fatto di silenzi, di note rimaste a vibrare nel cassetto e di quella fede ostinata che solo i veri amanti della musica sanno custodire.

 Ascolta Anima naif su Spotify

Tracklist: Empty blue skies; A winter day dream; Lonesome man; Legends; Guardando le stelle; Look at your heart; Come un gabbiano; Unity; La sorgente; In the king's name; Only one day; Genesi; Dream is over  

 

sabato 25 ottobre 2025

Sigmund Freud - Risveglio

 Sigmund Freud - Risveglio


 Sigmund Freud - Risveglio

(Black Widow Records - 2025)

Quando il tempo si ferma e riprende a sognare

A volte ci sono storie che sembrano finire e invece restano in sospeso, pronte a riprendere fiato dopo decenni. Quella dei Sigmund Freud ad esempio, formazione romana nata nel 1972, è una di queste. Band colta ed appassionata, tra le prime a dare forma a un rock progressivo italiano di respiro autentico, condivise palchi importanti come Villa Pamphili, Villa Ada e Conca D’Oro, in anni in cui la musica era ancora esperienza collettiva, fermento culturale, partecipazione civile.

Nonostante gli accordi con RCA ed EMI, la loro parabola si interruppe nel 1978, lasciando dietro di sé solo eco e memoria.
Oggi è grazie alla Black Widow Records che quella storia trova finalmente la sua voce. Risveglio è il titolo perfetto per un disco che suona come una finestra aperta su un tempo sospeso, un filo di luce che ricollega passato e presente. Sei brani (chi scrive grazie all'intercessione di Claudio Ciuffa ne ha ascoltato mesi fa una versione promo senza il sesto e corposo brano), di cui cinque reincisi dalla formazione attuale ed uno appunto — il lungo Freud 70’s medley — recuperato direttamente dalle session originali, restituiscono l’anima autentica di un gruppo che il destino aveva ingiustamente tenuto ai margini della storia.

La band che ha inciso l'album è la seguente: Claudio Ciuffa, chitarre, tastiere e flauto; Luca Allori, voce, chitarra acustica e tastiere; Evandro Gabiati, batteria e percussioni; Marco Cavaterra, basso elettrico ed acustico; Claudio Carbonetti, tastiere e voce; Dino Pacini, chitarre elettriche ed acustiche

Il suono è quello che ci si aspetta da una band che affonda le radici nel prog, e non potrebbe essere altrimenti: Hammond, Mellotron, Moog, flauto e chitarre liriche, strumenti che parlano la lingua di una stagione in cui la musica era arte, introspezione, desiderio di oltrepassare i confini.
Fiori di polvere bianca apre il disco come un manifesto: dodici minuti di variazioni, dialoghi strumentali, aperture melodiche ed improvvisi mutamenti d’umore. La tematica — la deriva della droga — è trattata con un tocco poetico, come sapeva fare solo quel decennio in cui il rock cercava la mente ed il cuore.
A seguire Giochi d’ombre, che intreccia voce narrante e sezioni strumentali; quindi Palla di neve, sospesa tra malinconia ed energia, e La quiete dopo la tempesta, suite di dieci minuti in cui emerge la coesione di una band che non ha dimenticato come si costruisce un racconto musicale.
Epilogo chiude il cerchio con tono riflessivo, quasi spirituale, mentre Freud 70’s medley — il documento sonoro del passato — regala sedici minuti di pura immersione in una stagione irripetibile: tastiere in primo piano, flauto a punteggiare gli spazi, chitarre che disegnano paesaggi visionari.

Ma se si pensasse che Risveglio sia un’operazione nostalgica si è fuori strada; è la prova che certi suoni, certe idee e certe visioni non invecchiano mai davvero: restano lì, in attesa che qualcuno torni a crederci.
I Sigmund Freud ci credono ancora, e questo li rende forse più moderni di tante band nate ieri.

Un disco da ascoltare a occhi chiusi, per addentrarsi ancora una volta nel battito di un’epoca che — forse — non è mai davvero finita.

Ascolta Risveglio su Spotify

Tracklist: Fiori di polvere bianca; Giochi d'ombre; Palla di neve; La quiete dopo la tempesta; Epilogo; Freud 70's medley 

 

 

 

giovedì 23 ottobre 2025

Cormorano - L'inciampo dell'uovo

 Cormorano - L'inciampo dell'uovo

Cormorano - L'inciampo dell'uovo

(Locanda del Vento / Lizard Records - 2025)

I Cormorano sono tornati. Dopo mezzo secolo di storia, un lungo silenzio e la recente reunion, che aveva già prodotto la pubblicazione nel 2023 di Obliquizioni d'autunno. Prima che l'aquilone se ne voli via, la band emiliana guidata da Raffaello Regoli firma un nuovo capitolo con L’inciampo dell’uovo, pubblicato per la side-label Locanda del Vento di LizardRecords.

Chi conosce il gruppo sa che non si tratta di una semplice formazione “revival”: i Cormorano hanno vissuto gli anni ’70 dall’interno, con quell’urgenza creativa che ancora oggi traspare nella loro musica. Il nuovo album lo conferma: otto brani che scorrono come un vero e proprio viaggio, fatto di suoni, idee e riflessioni.

La voce di Regoli, da sempre marchio di fabbrica della band, è il filo conduttore che unisce i pezzi. Una voce che non si limita a cantare, ma diventa strumento, ricerca, gesto teatrale, spesso con chiari rimandi all’amico e maestro Demetrio Stratos. Intorno a lui, il gruppo costruisce un tessuto musicale variegato: momenti di jazz-rock energico come “Agguati urbani” e “Somia”, atmosfere cosmiche e sperimentali in “Pax Msg from Universe”, oppure nella strumentale “Trutse Nalem”.

Ma L’inciampo dell’uovo non è solo gioco di stili. È anche un disco che parla dei rischi e delle derive della società digitale (“SocialNetwork”), di relazioni delicate e squilibrate in “Amico (oltre le nuvole, come gli dei)”, fino ad arrivare al finale sospeso e quasi meditativo di “C’è che sei… paesazione 2”, che lascia l’ascoltatore in uno stato di quiete rarefatta.

Accanto a Regoli troviamo i compagni di sempre – Antonio Dondi (batteria), Elia Filippini (tastiere), Francesco Boni (basso), Gabriele Giovanardi (sax), Michele Zanni (chitarra) – affiancati dagli ospiti Alice Sandri e Leonardo Zanni, che aggiungono colore e profondità. Il risultato è un lavoro compatto, che non indulge nella nostalgia, ma rimette in gioco con energia ed intelligenza lo spirito del progressive italiano.

Per ascoltare L’inciampo dell’uovo l'indicazione è quella di essere disposti a farsi trascinare dentro un mondo sonoro e poetico fuori dagli schemi. È ciò è il segno che i Cormorano non hanno smesso di cercare, e che il loro volo continua, alto e libero, come se il tempo non fosse mai davvero passato.

Ascolta L'inciampo dell'uovo su Spotify

Tracklist: Pax Msg from universe; Agguati urbani; Somia; Amico (oltre le nuvole come gli dei); Ora; Trutse nalem; Social network;  C'e che sei - paesazione 2

 
 

martedì 21 ottobre 2025

Caravaggio - We all we are

 Caravaggio - We all we are

Caravaggio - We all we are

(Ma.ra.cash. Records - 2025)

C’è qualcosa che sorprende quando una band riesce a prendere il prog, con tutta la sua storia e le sue regole non scritte, e lo porta su un terreno nuovo, fresco, vivo. È quello che han fatto i Caravaggio con il debutto omonimo del 2022 e che tornano a proporre in We All We Are: un disco che non si limita a “fare” progressive, ma lo reinventa con un’anima profondamente mediterranea.

Il suono è un mosaico: la chitarra elettrica dialoga con fisarmonica, bouzouki, mandolino, scacciapensieri e nacchere. Elementi che di solito si associano alle tradizioni popolari qui diventano protagonisti, intrecciandosi con rock, world music e vibrazioni hard. Non c’è nulla di artificiale, anzi: tutto scorre in maniera naturale, e ti ritrovi trascinato dentro paesaggi sonori che hanno il sapore della terra e del mare.

I musicisti impegnati sono: Vittorio Ballerio, voce; Fabio Troiani, chitarra, composizioni ed arrangiamenti; Serhan Kazaz, chitarra, bouzouki e voce; Stefano Spitale, fisarmonica; Piero Chiefa, basso ed Alessio Del Ben, batteria.

La band osa anche nella scrittura: accordi stranianti, melodie etniche, passaggi jazz, tempi dispari che spezzano e rilasciano la tensione. Eppure, nonostante la complessità, i brani restano accessibili, comunicativi. È questo che colpisce: la capacità di tenere insieme ricerca e immediatezza, cervello e cuore.

Il concept non è da meno. We All We Are nasce come riflessione sulla crisi della partecipazione democratica, un tema che ci riguarda da vicino. I Caravaggio ci raccontano di un potere che non ha più bisogno di imporsi con la forza, perché riesce ad ottenere consenso dalle stesse persone che limita. È un messaggio forte, che pone una domanda scomoda: è davvero irreversibile questo processo, o possiamo ancora ritrovarci uniti, come una forza collettiva capace di cambiare le cose?

Alla fine del disco, resta la sensazione che il prog non sia affatto “vecchio” o rinchiuso in se stesso. Con We All We Are, i Caravaggio dimostrano che questo "non genere" può ancora essere terreno di libertà, creatività e pensiero critico. Una prova convincente, da ascoltare e riascoltare, scoprendo ogni volta nuove sfumature.

Ascolta We all we are su Spotify

Tracklist: Isolation; Rejoice; In the place where I was born;  We all we are; Controversial; White lies on our black tongues; Behind the mask, part. 1; Behind the mask, part. 2; Divine comedy tarantella



 

venerdì 17 ottobre 2025

Inglese & Nannetti - L'arte di arrangiarsi

 Inglese & Nannetti - L'arte di arrangiarsi


 Inglese & Nannetti - L'arte di arrangiarsi

(Lizard Records - 2025)

A distanza di due anni da Lavorare per distrarsi Gabriele Inglese e Paolo Nannetti tornano con un nuovo capitolo della loro avventura musicale: L’arte di arrangiarsi. Se il primo disco raccoglieva “le canzoni di una vita”, qui si respira l’entusiasmo di chi, dopo aver riaperto un cassetto di memorie, scopre che c’è ancora molto da dire.

Tredici brani costruiti con pazienza artigianale, giorno dopo giorno, in un dialogo a distanza fra Pistoia e Bologna. Files audio che hanno viaggiato avanti e indietro, bozze smontate e ricucite, fino alla versione definitiva. Ne è nato un lavoro che riflette tanto la lunga amicizia che lega i due musicisti fin dai tempi delle medie, sia la loro capacità di attingere da un patrimonio culturale vasto e stratificato.

I riferimenti sono chiari: la canzone d’autore italiana, francese e americana, la tradizione popolare nostrana e irlandese, qualche eco latina e un sottile retrogusto progressive che richiama le esperienze passate di Nannetti con i Sithonia. Le atmosfere restano prevalentemente acustiche, arricchite dal contributo di amici strumentisti che con fiati, archi e percussioni donano varietà timbrica e calore all’insieme.

La formazione che ha inciso l’album è la seguente: Gabriele Inglese: voce, chitarre, tastiere, arpa,e clarinetto e flauti; Paolo Nannetti: voce, basso, organetto e tastiere; Alberto Celommi: chitarre e basso; Giovanni Inglese: violoncello; Giulio Soldati: tromba; Raffele Ferro: percussioni; Claide Magrini: percussioni; Roberto Olmi: sax ed Orio Cenacchi: percussioni

Sul piano dei testi, si intrecciano autobiografia e riletture poetiche (da Dylan a Pazienza), restituendo un racconto che è al tempo stesso personale e universale. È come se Inglese e Nannetti fossero cronisti di sé stessi e del tempo attraversato, senza mai perdere il gusto del racconto e della melodia.

Se Lavorare per distrarsi era il gesto di rimettere in moto un cammino, L’arte di arrangiarsi rappresenta la conferma di una rinnovata urgenza creativa. Non si tratta di un hobby o di un passatempo: è la testimonianza di come la musica possa continuare a essere un linguaggio vitale, anche fuori dai circuiti professionali.

Un disco da ascoltare come fosse una conversazione tra vecchi amici che non hanno mai smesso di condividere passioni, storie e melodie.

Ascolta L’arte di arrangiarsi su Spotify


Tracklist: Canzone di primavera; Spettacolo annullato, pt. 1; L’assenza; Tre binari; Il momento perfetto; Versilia; Bombicci; Un cappello dalla terra del fuoco; Piccolo in D; Il tempo di un caffè; Maddalena e il mio amico Piero; Nave dei pensieri, pt. 2; Ricordate

lunedì 13 ottobre 2025

Il Segno del Comando - Sublimazione (Live)

 Il Segno del Comando - Sublimazione (Live)

Il Segno del Comando - Sublimazione (Live)

(Nadir Music - 2025) 

Tra le band che negli ultimi trent’anni hanno saputo coniugare la tradizione del prog italiano con nuove prospettive, Il Segno delComando occupa un posto di assoluto rilievo. Nato a Genova nel 1995 per iniziativa di Diego Banchero e Mercy, sotto la lungimirante spinta della Black Widow Records, il progetto ha saputo costruire un percorso coerente e affascinante, muovendosi tra oscure trame letterarie, atmosfere gotiche e la complessità del rock progressivo.

Nel 2025, anno del trentennale, la band celebra la propria storia con l’uscita di Sublimazione – Live (per l'etichetta Nadir Music), un lavoro che coglie il gruppo nella sua dimensione più autentica: il palco. Registrato in due contesti differenti – il 31 gennaio 2025 allo Spazio Webo di Pesaro durante il “Galà delle Nobili Sinfonie” (con Il Balletto di Bronzo e i Mad House) e, come bonus, il 30 ottobre 2022 al T-Blok in Olanda – il disco offre dieci tracce in cui l’intensità del live amplifica le suggestioni già presenti in studio.

La formazione è la seguente: Diego Banchero, basso; Davide Bruzzi, chitarra e tastiere; Roberto Lucanato, chitarra; Riccardo Morello, voce; Beppi Menozzi, tastiere e l’ultimo arrivato Paolo Serboli, batteria; nelle ultime tre tracce (quelle registrate in Olanda), invece è impegnato il precedente batterista Fernando Cherchi.

La scaletta attinge soprattutto dagli ultimi due album in studio (L’Incanto dello Zero ed Il Domenicano Bianco), mostrando la perfetta intesa della formazione consolidatasi negli ultimi anni, con l’ingresso alla batteria di Paolo Serboli al posto di Fernando Cherchi. Non mancano tuttavia i riferimenti al passato, come gli imprescindibili cavalli di battaglia La taverna dell’angelo e Il segno del comando, che qui acquisiscono ulteriore vigore.

L’apertura con Il domenicano bianco mette subito in chiaro il livello della performance: intreccio serrato tra le chitarre di Davide Bruzzi e Roberto Lucanato, solida sezione ritmica guidata da Banchero e Serboli, e la voce intensa di Riccardo Morello che si muove tra lirismo e teatralità. Sulla via della veglia e Nel labirinto spirituale offrono atmosfere avvolgenti, mentre La bianca strada ribadisce la centralità delle “asce” elettriche nel sound della band. Con Aseità, invece, emerge il lato più introspettivo: Banchero tesse linee di basso su tappeti tastieristici rarefatti, creando una pausa meditativa nel cuore del concerto.

Le tre bonus track completano il quadro con tonalità ancor più cupe e solenni: Il mio nome è menzogna dal respiro dark metal, la diabolica liturgia di Missa nigra e l’epica conclusione con Il calice dell’oblio, testimonianza ulteriore della forza evocativa della band.

Sublimazione – Live non è soltanto un documento celebrativo per i fan di lunga data, ma anche una porta d’accesso privilegiata per chi si avvicina per la prima volta al gruppo: un viaggio musicale che, fedele allo spirito del Segno del Comando, unisce heavy rock, suggestioni cinematografiche e il fascino arcano del dark prog.

Ascolta Sublimazione (Live) su Spotify

Tracklist: Il domenicano bianco; Sulla via della veglia; Nel labirinto spirituale; La bianca strada; La taverna dell’angelo; Il segno del comando; Aseità; Il mio nome è menzogna (bonus track); Missa nigra (bonus track); Il calice dell’oblio (bonus track)



martedì 7 ottobre 2025

Codice C - Boom

 Codice C - Boom


  Codice C - Boom

(Ma.Ra.Cash. Records - 2025)

Prog visionario e contaminazioni robuste

A quattro anni dal debutto omonimo, i Codice C tornano con Boom, un titolo che è tutto un programma. Pubblicato da Ma.ra.cash Records l’album segna una nuova tappa nel percorso del progetto nato nel 2020 per volontà di Gianluca Capitani (batteria) e Danilo Cherni (tastiere), due nomi di peso del panorama musicale italiano.

Cherni – già attivo con Fluido Rosa, Goblin Rebirth e Avviso di Sfratto – e Capitani – che vanta collaborazioni con artisti del calibro di Steve Vai, Robben Ford, Nada e gli stessi Goblin Rebirth – costruiscono con Boom un viaggio sonoro che alterna atmosfere rarefatte a impatti sonori decisi, dove il rock sinfonico si sposa con suggestioni prog europee e guizzi di fusion contemporanea.

Il nucleo stabile del gruppo si arricchisce della presenza carismatica di Andrea Casali (voce e basso) e Giacomo Anselmi (chitarre), a cui si affiancano numerosi ospiti di pregio: Maurizio Perfetto (chitarre), Frank Marino e Roberta Lombardini (voci), Matteo Arisi (basso) e Roberta Palmigiani (viola e violino). Proprio la voce evocativa della Lombardini chiude l’album nella delicata e intensa Your Stuff.

Il disco si snoda attraverso nove tracce in cui tempi dispari, melodie oniriche e passaggi strumentali elaborati convivono in perfetto equilibrio. Il suono è al tempo stesso corposo e raffinato, tecnico ma mai freddo: ogni brano è il frammento di un mosaico emotivo che esplora l’amore in tutte le sue forme, tema centrale del concept.

Un valore aggiunto è dato dai testi, in parte affidati a tre poetesse provenienti dal nord, centro e sud Italia – Raffaella Ferrari, Federica Gallotta e Lucia Ferrara – che impreziosiscono la narrazione con una scrittura profonda e sensibile.

Tra le tracce spiccano l’apertura ipnotica di Double Bind, la title track Boom che sintetizza l’anima del disco, la spinta funk-rock di Get It e l’introspezione malinconica di Thousand Years. Con Boom, i Codice C confermano la loro vocazione per un progressive contaminato ed accessibile, capace di unire ricerca sonora e intensità emotiva, tecnica e passione.

Un lavoro maturo, coinvolgente, da scoprire con attenzione, perché dietro ogni nota si cela una visione.

Ascolta Boom su Spotify 

Tracklist: Double bind; Boom; Get it; Sexual impulses; Strong and convinced; Body storm; Thousand years; My name; Your stuff

 

lunedì 6 ottobre 2025

Manuel Magrini - Inner pictures

 Manuel Magrini - Inner pictures

Manuel Magrini - Inner pictures

(Encore Music Label - 2025) 

La musica che viene da dentro

C’è chi la musica la suona, chi la interpreta, e poi c’è chi – come Manuel Magrini – la svela. Inner Pictures, il suo nuovo album, non si ascolta: si scopre. È un viaggio nelle stanze più segrete dell’anima, dove ogni brano sembra essere stato trovato più che composto, come una fotografia sbiadita ritrovata in un cassetto della memoria.

Non è la prima volta che il pianista umbro ci accompagna in territori sonori personali e profondi. Dopo l’esordio in piano solo con Unexpected (2016), ed il successivo Dreams (2019), registrato in trio con Francesco Ponticelli e Bernardo Guerra, Magrini compie ora un ulteriore passo avanti nella sua ricerca espressiva, riportando il piano solo al centro della scena, ma arricchendolo con la presenza preziosa di tre ospiti d’eccezione: Gabriele Mirabassi, Cristina Zavalloni e Federico Gili.

Il titolo è una dichiarazione d’intenti: Inner Pictures sono immagini interiori, momenti di consapevolezza, emozioni fissate come quadri o fotogrammi, tracce invisibili ma incancellabili di un percorso di vita. Brani che non raccontano storie lineari, ma stati d’animo, frammenti, impressioni. Il tutto sostenuto da una scrittura limpida, delicata, mai sovraccarica, e da un tocco pianistico che unisce controllo e profondità emotiva.

La traccia di apertura, Tempest on the lake, è già un piccolo manifesto: tensione e quiete si rincorrono in un equilibrio sospeso, come se la tempesta fosse necessaria per fare spazio alla serenità. Subito dopo, in Promenade, il clarinetto di Gabriele Mirabassi si muove tra nostalgia e dolcezza, in un dialogo intimo e struggente con il pianoforte.

Ogni brano è una finestra su un ricordo, un pensiero, un frammento di verità: Caffè Corretto profuma di casa e di sud, La rosa dei trenta è una riflessione matura e tenera sull’età che avanza, Sospeso vive tra le nuvole, in una dimensione impalpabile e poetica. L’incontro con Cristina Zavalloni in Can she excuse my wrongs è un momento di rara intensità, mentre Let Go, che chiude l’album, lascia un senso di pienezza malinconica, come un commiato dolce e silenzioso.

Ma Inner Pictures è anche un album che nasce da relazioni profonde. Manuel lo dedica con gratitudine alla sua famiglia, alla compagna Valentina, agli amici, e naturalmente ai musicisti che lo accompagnano in questa avventura. Il loro contributo – ed in particolare quello di Gabriele, Cristina e Federico – eleva ogni composizione, arricchendola di colori e sfumature imprevedibili.

Ed in effetti Inner Pictures non si può ascoltare distrattamente; anzi è un invito a fermarsi Perché, in tempi tanto pieni di rumore, questo suono che viene da dentro – sottile, sincero, umano – è forse una delle forme più autentiche di bellezza e resistenza.

 Ascolta Inner pictures su Spotify

Tracklist: Tempest on the lake; Promenade; Calmo; La rosa dei trenta; Gentle warrior; Il castello del graal; Sospeso; Can she excuse my wrongs; Caffè corretto, Let go



 

Giuseppe D'Angelo - Mysterious traveller: The music of Wayne Shorter

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