(Black Widow Records - 2025)
Quando il tempo si ferma e riprende a sognare
A volte ci sono storie che sembrano finire e invece restano in sospeso, pronte a riprendere fiato dopo decenni. Quella dei Sigmund Freud ad esempio, formazione romana nata nel 1972, è una di queste. Band colta ed appassionata, tra le prime a dare forma a un rock progressivo italiano di respiro autentico, condivise palchi importanti come Villa Pamphili, Villa Ada e Conca D’Oro, in anni in cui la musica era ancora esperienza collettiva, fermento culturale, partecipazione civile.
Nonostante gli accordi con RCA ed EMI, la loro
parabola si interruppe nel 1978, lasciando dietro di sé solo eco e
memoria.
Oggi è grazie alla Black Widow Records che quella storia
trova finalmente la sua voce. Risveglio è il titolo perfetto
per un disco che suona come una finestra aperta su un tempo sospeso,
un filo di luce che ricollega passato e presente. Sei brani (chi scrive grazie all'intercessione di Claudio Ciuffa ne ha ascoltato mesi fa una versione promo senza il sesto e corposo brano), di cui
cinque reincisi dalla formazione attuale ed uno appunto — il lungo Freud
70’s medley — recuperato direttamente dalle session originali,
restituiscono l’anima autentica di un gruppo che il destino aveva
ingiustamente tenuto ai margini della storia.
La band che ha inciso l'album è la seguente: Claudio Ciuffa, chitarre, tastiere e flauto; Luca Allori, voce, chitarra acustica e tastiere; Evandro Gabiati, batteria e percussioni; Marco Cavaterra, basso elettrico ed acustico; Claudio Carbonetti, tastiere e voce; Dino Pacini, chitarre elettriche ed acustiche
Il suono è quello
che ci si aspetta da una band che affonda le radici nel prog, e non potrebbe essere altrimenti: Hammond, Mellotron, Moog, flauto e chitarre liriche,
strumenti che parlano la lingua di una stagione in cui la musica era
arte, introspezione, desiderio di oltrepassare i confini.
Fiori di polvere bianca apre il disco
come un manifesto: dodici minuti di variazioni, dialoghi strumentali,
aperture melodiche ed improvvisi mutamenti d’umore. La tematica —
la deriva della droga — è trattata con un tocco poetico, come
sapeva fare solo quel decennio in cui il rock cercava la mente ed il
cuore.
A seguire Giochi d’ombre, che intreccia voce narrante e
sezioni strumentali; quindi Palla di
neve, sospesa tra malinconia ed energia, e La quiete dopo la tempesta,
suite di dieci minuti in cui emerge la coesione di una band che non
ha dimenticato come si costruisce un racconto musicale.
Epilogo
chiude il cerchio con tono riflessivo, quasi spirituale, mentre Freud
70’s medley — il documento sonoro del passato — regala sedici
minuti di pura immersione in una stagione irripetibile: tastiere in
primo piano, flauto a punteggiare gli spazi, chitarre che disegnano
paesaggi visionari.
Ma se si pensasse che Risveglio sia un’operazione nostalgica si è fuori strada; è la prova che
certi suoni, certe idee e certe visioni non invecchiano mai davvero:
restano lì, in attesa che qualcuno torni a crederci.
I Sigmund
Freud ci credono ancora, e questo li rende forse più moderni di tante band
nate ieri.
Un disco da ascoltare a occhi chiusi, per addentrarsi ancora una volta nel battito di un’epoca che — forse — non è
mai davvero finita.
Tracklist: Fiori di polvere bianca; Giochi d'ombre; Palla di neve; La quiete dopo la tempesta; Epilogo; Freud 70's medley

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