mercoledì 29 ottobre 2025

Ellesmere - Mere, on stage!

 Ellesmere - Mere, on stage!

Ellesmere - Mere, on stage!

(AMS Records - 2025)

Mere, On Stage!, nuovo live del progetto Ellesmere guidato da Roberto Vitelli, è un ritratto in movimento, pulsante, dove il progressive torna ad essere terreno di libertà e di pura energia.

Registrato durante l’edizione 2024 del Prog & Frogs Festival e pubblicato da AMS Records, si tratta del secondo album dal vivo della band e segna un nuovo capitolo nella storia più che decennale del progetto. Dalle origini acustiche e folk del debutto Les Châteaux de la Loire fino alle architetture sinfoniche e modernamente rock di From Sea and Beyond e Wyrd, il progetto di Roberto Vitelli ha tracciato un percorso coerente ma in continua evoluzione, che in Mere, On Stage! prende corpo.

Sul palco, accanto al multistrumentista e mente del progetto – una formazione di assoluto rilievo: John Wilkinson alla voce, David Jackson (Van der Graaf Generator) al sax, Maurizio Guarini (Goblin) e Fabio Bonuglia alle tastiere, Giacomo Anselmi alla chitarra e Diego Bertocci alla batteria. Non semplici ospiti, ma una band vera, capace di fondere tecnica e intensità con un interplay quasi telepatico.

La prima parte dell'album, con Ridge fanfare e Northwards, è più vivace ed emergono influssi tipici delle sonorità dei seventies (Yes in primis); con  Tundra e Runaway l'atmosfera è più morbida ed il tocco lirico di Vitelli emerge con grazia e misura.

Ed ecco arrivare la parte forse più prelibata con Crystallized, una suite dalle molte anime – dove jazz, rock sinfonico e  hard rock si mescolano – con i fiati di Jackson che si inseriscono perfettamente. Ajar è in linea con la traccia precedente, mentre con Another world e Time, life again la melodia torna protagonista.

A chiudere il disco Broken barricades, omaggio ai Procol Harum registrato in studio: la prima cover della band, raffinata e dal sapore malinconico.

Mere, On Stage! è la fotografia di un gruppo in piena forma creativa, che suona con libertà e convinzione. Vitelli dirige ma non impone, costruisce un suono corale e dinamico, in cui ogni strumento trova spazio e respiro.


In un’epoca di produzioni perfette ed asettiche, un disco come questo riporta il prog alla sua essenza più umana: la tensione tra forma ed improvvisazione, tra rigore ed abbandono. Di questi tempi è una benedizione.

Ascolta Mere, on stage su Spotify

TracklistRidge fanfare; Northwards; Tundra; Runaway; Crystallized; Ajar; Another world;  Time, life again / Bonus studio track: Broken Barricades 


 

 
 

lunedì 27 ottobre 2025

Marco Leodori - Anima naif

 Marco Leodori - Anima naif


 Marco Leodori - Anima naif

(Autoproduzione - 2023)

Marco Leodori, romano, classe 1961, presenta un’opera (Anima naif), che profuma di sincerità e di passione autentica. Lontano dalle mode, vicino al cuore. In queste tredici tracce si intrecciano i fili di un percorso che parte dai giorni (la fine degli anni '70), della band Naif ed arriva fino a oggi, attraversando epoche, suoni e ricordi. Ogni brano sembra raccontare un frammento di vita, ogni melodia è un piccolo quadro impressionista, dipinto con colori caldi e nostalgici.

Le tastiere di Leodori guidano il viaggio come fari nella nebbia: ora delicate, ora maestose, sempre al servizio dell’emozione. Attorno a lui una costellazione di artisti straordinari – Alessandro Corvaglia, Mauro Montobbio, Filippo Marcheggiani, Andrea Amici, Stefano Vicarelli e molti altri – contribuisce a dare forma e respiro a un progetto che sa di casa, di amicizia e di condivisione.

Ci sono momenti sospesi come Empty blue skies o A winter day dream, dove il prog si fa sogno ed introspezione. C’è la malinconia luminosa di Lonesome man, la dolcezza tutta mediterranea di Guardando le stelle, e poi il volo leggero di Come un gabbiano, che sembra nascere da un ricordo d’estate.
Nei brani strumentali come Legends o Genesi si ritrova invece la sapienza di chi conosce il linguaggio del progressive e lo piega alla propria sensibilità, senza manierismi ma con profondo rispetto.

E poi c’è la voce limpida di Federica Leodori, figlia di Marco, che attraversa il disco come una brezza nuova: un simbolo perfetto di continuità e rinascita.

Anima Naif è da ascoltare lasciando che le sue onde ci avvolgano. È una lettera d’amore alla musica, al tempo ed alla propria storia. Un’opera che nasce da un’anima gentile e che conserva quella purezza un po’ ingenua – e per questo preziosa – di chi crede ancora nel potere delle note di cambiare il mondo, almeno per la durata di una canzone.

Il disco è il frutto di un cammino lungo una vita, fatto di silenzi, di note rimaste a vibrare nel cassetto e di quella fede ostinata che solo i veri amanti della musica sanno custodire.

 Ascolta Anima naif su Spotify

Tracklist: Empty blue skies; A winter day dream; Lonesome man; Legends; Guardando le stelle; Look at your heart; Come un gabbiano; Unity; La sorgente; In the king's name; Only one day; Genesi; Dream is over  

 

sabato 25 ottobre 2025

Sigmund Freud - Risveglio

 Sigmund Freud - Risveglio


 Sigmund Freud - Risveglio

(Black Widow Records - 2025)

Quando il tempo si ferma e riprende a sognare

A volte ci sono storie che sembrano finire e invece restano in sospeso, pronte a riprendere fiato dopo decenni. Quella dei Sigmund Freud ad esempio, formazione romana nata nel 1972, è una di queste. Band colta ed appassionata, tra le prime a dare forma a un rock progressivo italiano di respiro autentico, condivise palchi importanti come Villa Pamphili, Villa Ada e Conca D’Oro, in anni in cui la musica era ancora esperienza collettiva, fermento culturale, partecipazione civile.

Nonostante gli accordi con RCA ed EMI, la loro parabola si interruppe nel 1978, lasciando dietro di sé solo eco e memoria.
Oggi è grazie alla Black Widow Records che quella storia trova finalmente la sua voce. Risveglio è il titolo perfetto per un disco che suona come una finestra aperta su un tempo sospeso, un filo di luce che ricollega passato e presente. Sei brani (chi scrive grazie all'intercessione di Claudio Ciuffa ne ha ascoltato mesi fa una versione promo senza il sesto e corposo brano), di cui cinque reincisi dalla formazione attuale ed uno appunto — il lungo Freud 70’s medley — recuperato direttamente dalle session originali, restituiscono l’anima autentica di un gruppo che il destino aveva ingiustamente tenuto ai margini della storia.

La band che ha inciso l'album è la seguente: Claudio Ciuffa, chitarre, tastiere e flauto; Luca Allori, voce, chitarra acustica e tastiere; Evandro Gabiati, batteria e percussioni; Marco Cavaterra, basso elettrico ed acustico; Claudio Carbonetti, tastiere e voce; Dino Pacini, chitarre elettriche ed acustiche

Il suono è quello che ci si aspetta da una band che affonda le radici nel prog, e non potrebbe essere altrimenti: Hammond, Mellotron, Moog, flauto e chitarre liriche, strumenti che parlano la lingua di una stagione in cui la musica era arte, introspezione, desiderio di oltrepassare i confini.
Fiori di polvere bianca apre il disco come un manifesto: dodici minuti di variazioni, dialoghi strumentali, aperture melodiche ed improvvisi mutamenti d’umore. La tematica — la deriva della droga — è trattata con un tocco poetico, come sapeva fare solo quel decennio in cui il rock cercava la mente ed il cuore.
A seguire Giochi d’ombre, che intreccia voce narrante e sezioni strumentali; quindi Palla di neve, sospesa tra malinconia ed energia, e La quiete dopo la tempesta, suite di dieci minuti in cui emerge la coesione di una band che non ha dimenticato come si costruisce un racconto musicale.
Epilogo chiude il cerchio con tono riflessivo, quasi spirituale, mentre Freud 70’s medley — il documento sonoro del passato — regala sedici minuti di pura immersione in una stagione irripetibile: tastiere in primo piano, flauto a punteggiare gli spazi, chitarre che disegnano paesaggi visionari.

Ma se si pensasse che Risveglio sia un’operazione nostalgica si è fuori strada; è la prova che certi suoni, certe idee e certe visioni non invecchiano mai davvero: restano lì, in attesa che qualcuno torni a crederci.
I Sigmund Freud ci credono ancora, e questo li rende forse più moderni di tante band nate ieri.

Un disco da ascoltare a occhi chiusi, per addentrarsi ancora una volta nel battito di un’epoca che — forse — non è mai davvero finita.

Ascolta Risveglio su Spotify

Tracklist: Fiori di polvere bianca; Giochi d'ombre; Palla di neve; La quiete dopo la tempesta; Epilogo; Freud 70's medley 

 

 

 

giovedì 23 ottobre 2025

Cormorano - L'inciampo dell'uovo

 Cormorano - L'inciampo dell'uovo

Cormorano - L'inciampo dell'uovo

(Locanda del Vento / Lizard Records - 2025)

I Cormorano sono tornati. Dopo mezzo secolo di storia, un lungo silenzio e la recente reunion, che aveva già prodotto la pubblicazione nel 2023 di Obliquizioni d'autunno. Prima che l'aquilone se ne voli via, la band emiliana guidata da Raffaello Regoli firma un nuovo capitolo con L’inciampo dell’uovo, pubblicato per la side-label Locanda del Vento di LizardRecords.

Chi conosce il gruppo sa che non si tratta di una semplice formazione “revival”: i Cormorano hanno vissuto gli anni ’70 dall’interno, con quell’urgenza creativa che ancora oggi traspare nella loro musica. Il nuovo album lo conferma: otto brani che scorrono come un vero e proprio viaggio, fatto di suoni, idee e riflessioni.

La voce di Regoli, da sempre marchio di fabbrica della band, è il filo conduttore che unisce i pezzi. Una voce che non si limita a cantare, ma diventa strumento, ricerca, gesto teatrale, spesso con chiari rimandi all’amico e maestro Demetrio Stratos. Intorno a lui, il gruppo costruisce un tessuto musicale variegato: momenti di jazz-rock energico come “Agguati urbani” e “Somia”, atmosfere cosmiche e sperimentali in “Pax Msg from Universe”, oppure nella strumentale “Trutse Nalem”.

Ma L’inciampo dell’uovo non è solo gioco di stili. È anche un disco che parla dei rischi e delle derive della società digitale (“SocialNetwork”), di relazioni delicate e squilibrate in “Amico (oltre le nuvole, come gli dei)”, fino ad arrivare al finale sospeso e quasi meditativo di “C’è che sei… paesazione 2”, che lascia l’ascoltatore in uno stato di quiete rarefatta.

Accanto a Regoli troviamo i compagni di sempre – Antonio Dondi (batteria), Elia Filippini (tastiere), Francesco Boni (basso), Gabriele Giovanardi (sax), Michele Zanni (chitarra) – affiancati dagli ospiti Alice Sandri e Leonardo Zanni, che aggiungono colore e profondità. Il risultato è un lavoro compatto, che non indulge nella nostalgia, ma rimette in gioco con energia ed intelligenza lo spirito del progressive italiano.

Per ascoltare L’inciampo dell’uovo l'indicazione è quella di essere disposti a farsi trascinare dentro un mondo sonoro e poetico fuori dagli schemi. È ciò è il segno che i Cormorano non hanno smesso di cercare, e che il loro volo continua, alto e libero, come se il tempo non fosse mai davvero passato.

Ascolta L'inciampo dell'uovo su Spotify

Tracklist: Pax Msg from universe; Agguati urbani; Somia; Amico (oltre le nuvole come gli dei); Ora; Trutse nalem; Social network;  C'e che sei - paesazione 2

 
 

martedì 21 ottobre 2025

Caravaggio - We all we are

 Caravaggio - We all we are

Caravaggio - We all we are

(Ma.ra.cash. Records - 2025)

C’è qualcosa che sorprende quando una band riesce a prendere il prog, con tutta la sua storia e le sue regole non scritte, e lo porta su un terreno nuovo, fresco, vivo. È quello che han fatto i Caravaggio con il debutto omonimo del 2022 e che tornano a proporre in We All We Are: un disco che non si limita a “fare” progressive, ma lo reinventa con un’anima profondamente mediterranea.

Il suono è un mosaico: la chitarra elettrica dialoga con fisarmonica, bouzouki, mandolino, scacciapensieri e nacchere. Elementi che di solito si associano alle tradizioni popolari qui diventano protagonisti, intrecciandosi con rock, world music e vibrazioni hard. Non c’è nulla di artificiale, anzi: tutto scorre in maniera naturale, e ti ritrovi trascinato dentro paesaggi sonori che hanno il sapore della terra e del mare.

I musicisti impegnati sono: Vittorio Ballerio, voce; Fabio Troiani, chitarra, composizioni ed arrangiamenti; Serhan Kazaz, chitarra, bouzouki e voce; Stefano Spitale, fisarmonica; Piero Chiefa, basso ed Alessio Del Ben, batteria.

La band osa anche nella scrittura: accordi stranianti, melodie etniche, passaggi jazz, tempi dispari che spezzano e rilasciano la tensione. Eppure, nonostante la complessità, i brani restano accessibili, comunicativi. È questo che colpisce: la capacità di tenere insieme ricerca e immediatezza, cervello e cuore.

Il concept non è da meno. We All We Are nasce come riflessione sulla crisi della partecipazione democratica, un tema che ci riguarda da vicino. I Caravaggio ci raccontano di un potere che non ha più bisogno di imporsi con la forza, perché riesce ad ottenere consenso dalle stesse persone che limita. È un messaggio forte, che pone una domanda scomoda: è davvero irreversibile questo processo, o possiamo ancora ritrovarci uniti, come una forza collettiva capace di cambiare le cose?

Alla fine del disco, resta la sensazione che il prog non sia affatto “vecchio” o rinchiuso in se stesso. Con We All We Are, i Caravaggio dimostrano che questo "non genere" può ancora essere terreno di libertà, creatività e pensiero critico. Una prova convincente, da ascoltare e riascoltare, scoprendo ogni volta nuove sfumature.

Ascolta We all we are su Spotify

Tracklist: Isolation; Rejoice; In the place where I was born;  We all we are; Controversial; White lies on our black tongues; Behind the mask, part. 1; Behind the mask, part. 2; Divine comedy tarantella



 

venerdì 17 ottobre 2025

Inglese & Nannetti - L'arte di arrangiarsi

 Inglese & Nannetti - L'arte di arrangiarsi


 Inglese & Nannetti - L'arte di arrangiarsi

(Lizard Records - 2025)

A distanza di due anni da Lavorare per distrarsi Gabriele Inglese e Paolo Nannetti tornano con un nuovo capitolo della loro avventura musicale: L’arte di arrangiarsi. Se il primo disco raccoglieva “le canzoni di una vita”, qui si respira l’entusiasmo di chi, dopo aver riaperto un cassetto di memorie, scopre che c’è ancora molto da dire.

Tredici brani costruiti con pazienza artigianale, giorno dopo giorno, in un dialogo a distanza fra Pistoia e Bologna. Files audio che hanno viaggiato avanti e indietro, bozze smontate e ricucite, fino alla versione definitiva. Ne è nato un lavoro che riflette tanto la lunga amicizia che lega i due musicisti fin dai tempi delle medie, sia la loro capacità di attingere da un patrimonio culturale vasto e stratificato.

I riferimenti sono chiari: la canzone d’autore italiana, francese e americana, la tradizione popolare nostrana e irlandese, qualche eco latina e un sottile retrogusto progressive che richiama le esperienze passate di Nannetti con i Sithonia. Le atmosfere restano prevalentemente acustiche, arricchite dal contributo di amici strumentisti che con fiati, archi e percussioni donano varietà timbrica e calore all’insieme.

La formazione che ha inciso l’album è la seguente: Gabriele Inglese: voce, chitarre, tastiere, arpa,e clarinetto e flauti; Paolo Nannetti: voce, basso, organetto e tastiere; Alberto Celommi: chitarre e basso; Giovanni Inglese: violoncello; Giulio Soldati: tromba; Raffele Ferro: percussioni; Claide Magrini: percussioni; Roberto Olmi: sax ed Orio Cenacchi: percussioni

Sul piano dei testi, si intrecciano autobiografia e riletture poetiche (da Dylan a Pazienza), restituendo un racconto che è al tempo stesso personale e universale. È come se Inglese e Nannetti fossero cronisti di sé stessi e del tempo attraversato, senza mai perdere il gusto del racconto e della melodia.

Se Lavorare per distrarsi era il gesto di rimettere in moto un cammino, L’arte di arrangiarsi rappresenta la conferma di una rinnovata urgenza creativa. Non si tratta di un hobby o di un passatempo: è la testimonianza di come la musica possa continuare a essere un linguaggio vitale, anche fuori dai circuiti professionali.

Un disco da ascoltare come fosse una conversazione tra vecchi amici che non hanno mai smesso di condividere passioni, storie e melodie.

Ascolta L’arte di arrangiarsi su Spotify


Tracklist: Canzone di primavera; Spettacolo annullato, pt. 1; L’assenza; Tre binari; Il momento perfetto; Versilia; Bombicci; Un cappello dalla terra del fuoco; Piccolo in D; Il tempo di un caffè; Maddalena e il mio amico Piero; Nave dei pensieri, pt. 2; Ricordate

lunedì 13 ottobre 2025

Il Segno del Comando - Sublimazione (Live)

 Il Segno del Comando - Sublimazione (Live)

Il Segno del Comando - Sublimazione (Live)

(Nadir Music - 2025) 

Tra le band che negli ultimi trent’anni hanno saputo coniugare la tradizione del prog italiano con nuove prospettive, Il Segno delComando occupa un posto di assoluto rilievo. Nato a Genova nel 1995 per iniziativa di Diego Banchero e Mercy, sotto la lungimirante spinta della Black Widow Records, il progetto ha saputo costruire un percorso coerente e affascinante, muovendosi tra oscure trame letterarie, atmosfere gotiche e la complessità del rock progressivo.

Nel 2025, anno del trentennale, la band celebra la propria storia con l’uscita di Sublimazione – Live (per l'etichetta Nadir Music), un lavoro che coglie il gruppo nella sua dimensione più autentica: il palco. Registrato in due contesti differenti – il 31 gennaio 2025 allo Spazio Webo di Pesaro durante il “Galà delle Nobili Sinfonie” (con Il Balletto di Bronzo e i Mad House) e, come bonus, il 30 ottobre 2022 al T-Blok in Olanda – il disco offre dieci tracce in cui l’intensità del live amplifica le suggestioni già presenti in studio.

La formazione è la seguente: Diego Banchero, basso; Davide Bruzzi, chitarra e tastiere; Roberto Lucanato, chitarra; Riccardo Morello, voce; Beppi Menozzi, tastiere e l’ultimo arrivato Paolo Serboli, batteria; nelle ultime tre tracce (quelle registrate in Olanda), invece è impegnato il precedente batterista Fernando Cherchi.

La scaletta attinge soprattutto dagli ultimi due album in studio (L’Incanto dello Zero ed Il Domenicano Bianco), mostrando la perfetta intesa della formazione consolidatasi negli ultimi anni, con l’ingresso alla batteria di Paolo Serboli al posto di Fernando Cherchi. Non mancano tuttavia i riferimenti al passato, come gli imprescindibili cavalli di battaglia La taverna dell’angelo e Il segno del comando, che qui acquisiscono ulteriore vigore.

L’apertura con Il domenicano bianco mette subito in chiaro il livello della performance: intreccio serrato tra le chitarre di Davide Bruzzi e Roberto Lucanato, solida sezione ritmica guidata da Banchero e Serboli, e la voce intensa di Riccardo Morello che si muove tra lirismo e teatralità. Sulla via della veglia e Nel labirinto spirituale offrono atmosfere avvolgenti, mentre La bianca strada ribadisce la centralità delle “asce” elettriche nel sound della band. Con Aseità, invece, emerge il lato più introspettivo: Banchero tesse linee di basso su tappeti tastieristici rarefatti, creando una pausa meditativa nel cuore del concerto.

Le tre bonus track completano il quadro con tonalità ancor più cupe e solenni: Il mio nome è menzogna dal respiro dark metal, la diabolica liturgia di Missa nigra e l’epica conclusione con Il calice dell’oblio, testimonianza ulteriore della forza evocativa della band.

Sublimazione – Live non è soltanto un documento celebrativo per i fan di lunga data, ma anche una porta d’accesso privilegiata per chi si avvicina per la prima volta al gruppo: un viaggio musicale che, fedele allo spirito del Segno del Comando, unisce heavy rock, suggestioni cinematografiche e il fascino arcano del dark prog.

Ascolta Sublimazione (Live) su Spotify

Tracklist: Il domenicano bianco; Sulla via della veglia; Nel labirinto spirituale; La bianca strada; La taverna dell’angelo; Il segno del comando; Aseità; Il mio nome è menzogna (bonus track); Missa nigra (bonus track); Il calice dell’oblio (bonus track)



martedì 7 ottobre 2025

Codice C - Boom

 Codice C - Boom


  Codice C - Boom

(Ma.Ra.Cash. Records - 2025)

Prog visionario e contaminazioni robuste

A quattro anni dal debutto omonimo, i Codice C tornano con Boom, un titolo che è tutto un programma. Pubblicato da Ma.ra.cash Records l’album segna una nuova tappa nel percorso del progetto nato nel 2020 per volontà di Gianluca Capitani (batteria) e Danilo Cherni (tastiere), due nomi di peso del panorama musicale italiano.

Cherni – già attivo con Fluido Rosa, Goblin Rebirth e Avviso di Sfratto – e Capitani – che vanta collaborazioni con artisti del calibro di Steve Vai, Robben Ford, Nada e gli stessi Goblin Rebirth – costruiscono con Boom un viaggio sonoro che alterna atmosfere rarefatte a impatti sonori decisi, dove il rock sinfonico si sposa con suggestioni prog europee e guizzi di fusion contemporanea.

Il nucleo stabile del gruppo si arricchisce della presenza carismatica di Andrea Casali (voce e basso) e Giacomo Anselmi (chitarre), a cui si affiancano numerosi ospiti di pregio: Maurizio Perfetto (chitarre), Frank Marino e Roberta Lombardini (voci), Matteo Arisi (basso) e Roberta Palmigiani (viola e violino). Proprio la voce evocativa della Lombardini chiude l’album nella delicata e intensa Your Stuff.

Il disco si snoda attraverso nove tracce in cui tempi dispari, melodie oniriche e passaggi strumentali elaborati convivono in perfetto equilibrio. Il suono è al tempo stesso corposo e raffinato, tecnico ma mai freddo: ogni brano è il frammento di un mosaico emotivo che esplora l’amore in tutte le sue forme, tema centrale del concept.

Un valore aggiunto è dato dai testi, in parte affidati a tre poetesse provenienti dal nord, centro e sud Italia – Raffaella Ferrari, Federica Gallotta e Lucia Ferrara – che impreziosiscono la narrazione con una scrittura profonda e sensibile.

Tra le tracce spiccano l’apertura ipnotica di Double Bind, la title track Boom che sintetizza l’anima del disco, la spinta funk-rock di Get It e l’introspezione malinconica di Thousand Years. Con Boom, i Codice C confermano la loro vocazione per un progressive contaminato ed accessibile, capace di unire ricerca sonora e intensità emotiva, tecnica e passione.

Un lavoro maturo, coinvolgente, da scoprire con attenzione, perché dietro ogni nota si cela una visione.

Ascolta Boom su Spotify 

Tracklist: Double bind; Boom; Get it; Sexual impulses; Strong and convinced; Body storm; Thousand years; My name; Your stuff

 

lunedì 6 ottobre 2025

Manuel Magrini - Inner pictures

 Manuel Magrini - Inner pictures

Manuel Magrini - Inner pictures

(Encore Music Label - 2025) 

La musica che viene da dentro

C’è chi la musica la suona, chi la interpreta, e poi c’è chi – come Manuel Magrini – la svela. Inner Pictures, il suo nuovo album, non si ascolta: si scopre. È un viaggio nelle stanze più segrete dell’anima, dove ogni brano sembra essere stato trovato più che composto, come una fotografia sbiadita ritrovata in un cassetto della memoria.

Non è la prima volta che il pianista umbro ci accompagna in territori sonori personali e profondi. Dopo l’esordio in piano solo con Unexpected (2016), ed il successivo Dreams (2019), registrato in trio con Francesco Ponticelli e Bernardo Guerra, Magrini compie ora un ulteriore passo avanti nella sua ricerca espressiva, riportando il piano solo al centro della scena, ma arricchendolo con la presenza preziosa di tre ospiti d’eccezione: Gabriele Mirabassi, Cristina Zavalloni e Federico Gili.

Il titolo è una dichiarazione d’intenti: Inner Pictures sono immagini interiori, momenti di consapevolezza, emozioni fissate come quadri o fotogrammi, tracce invisibili ma incancellabili di un percorso di vita. Brani che non raccontano storie lineari, ma stati d’animo, frammenti, impressioni. Il tutto sostenuto da una scrittura limpida, delicata, mai sovraccarica, e da un tocco pianistico che unisce controllo e profondità emotiva.

La traccia di apertura, Tempest on the lake, è già un piccolo manifesto: tensione e quiete si rincorrono in un equilibrio sospeso, come se la tempesta fosse necessaria per fare spazio alla serenità. Subito dopo, in Promenade, il clarinetto di Gabriele Mirabassi si muove tra nostalgia e dolcezza, in un dialogo intimo e struggente con il pianoforte.

Ogni brano è una finestra su un ricordo, un pensiero, un frammento di verità: Caffè Corretto profuma di casa e di sud, La rosa dei trenta è una riflessione matura e tenera sull’età che avanza, Sospeso vive tra le nuvole, in una dimensione impalpabile e poetica. L’incontro con Cristina Zavalloni in Can she excuse my wrongs è un momento di rara intensità, mentre Let Go, che chiude l’album, lascia un senso di pienezza malinconica, come un commiato dolce e silenzioso.

Ma Inner Pictures è anche un album che nasce da relazioni profonde. Manuel lo dedica con gratitudine alla sua famiglia, alla compagna Valentina, agli amici, e naturalmente ai musicisti che lo accompagnano in questa avventura. Il loro contributo – ed in particolare quello di Gabriele, Cristina e Federico – eleva ogni composizione, arricchendola di colori e sfumature imprevedibili.

Ed in effetti Inner Pictures non si può ascoltare distrattamente; anzi è un invito a fermarsi Perché, in tempi tanto pieni di rumore, questo suono che viene da dentro – sottile, sincero, umano – è forse una delle forme più autentiche di bellezza e resistenza.

 Ascolta Inner pictures su Spotify

Tracklist: Tempest on the lake; Promenade; Calmo; La rosa dei trenta; Gentle warrior; Il castello del graal; Sospeso; Can she excuse my wrongs; Caffè corretto, Let go



 

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